Vecchiettə

CREDITI
di e con Laura Nardinocchi e Niccolò Matcovich
video: Roberto di Maio
luci: Roberto di Maio
scena: Fiammetta Mandich
produzione: Atto Due e Permar Compagnia Mario Perrotta
con il sostegno del Centro di Residenza dell'Emilia-Romagna
"L'Arboreto - Teatro Dimora / La Corte Ospitale"
con il contributo degli ospiti della Casa di Riposo Divino Amore
SINOSSI
Laura ha fatto 30 anni e si sente in ritardo. Su cosa? Di preciso non lo sa. Sulla vita, sui progetti, sulle aspettative, sui desideri che aveva e non è ancora riuscita a realizzare. Si sente stretta, soffocata dal
tempo che passa. Ha fretta di arrivare. Ma arrivare dove? Quando aveva 6 anni poneva sempre le stesse domande a sua madre: cosa succederà quando muoio? Potrò ancora parlare? E pensare? Non ricorda le risposte, ma solo i pianti, il blocco alla gola, la paura. La paura del vuoto. La paura del tempo che passa. Laura ha fatto 30 anni e si sente già vecchia.
Niccolò invece vive ancorato al passato, non riesce a staccarsi. Non riesce a liberarsi dagli oggetti – anche se rotti e inutilizzati - e dagli affetti – anche se lo hanno deluso, allontanato.
Vive di ricordi e di nostalgia. Non riesce a programmare nulla, continua a procrastinare. Ha paura del futuro. Ha paura di diventare grande, anche se ha già 35 anni. Anche lui ha paura della fine, del vuoto.
Una si sente vecchia, l'altro ha il terrore di diventarci. Entrambi si domandano allora come ci si senta ad esserlo davvero. Come facciano gli anziani a svegliarsi ogni giorno pensando che possa essere l'ultimo. Come facciano ad accettare di restare soli, di perdere le persone a loro care. Come possano convivere con un corpo che risponde sempre meno agli stimoli. Come riescano a convivere con la paura di morire.
Da queste riflessioni nasce l'idea di lavorare a stretto contatto con la vecchiaia, per mettere a confronto due generazioni spesso in conflitto; per dare un nuovo significato al tempo; per valorizzare il quotidiano, cogliendone gli aspetti più profondi, ma anche i più ironici e paradossali, raggirando la retorica. Riuscire a capire che tipo di futuro - personale e collettivo - si possa immaginare, proprio con coloro che alle spalle hanno un lungo passato, e per i quali il futuro diventa un tempo breve, precario, confuso.

RICERCA
Per mettersi davvero nei panni degli anziani e delle anziane e creare con loro un rapporto di scambio e fiducia, potendo andare in profondità rispetto alle tematiche che si vogliono affrontare, i due autori/attori hanno deciso di passare un anno all'interno della casa di riposo Divino Amore, dove 25 persone over 80 trascorrono le proprie giornate H 24. Il tempo che trascorrono nella struttura sarà di circa 15 giorni per ogni stagione: questo permetterà a Laura e Niccolò di osservare come il clima, la luce, le festività, la durata del giorno e del buio influenzino lo spazio e gli ospiti stessi. I due autori/attori alternano momenti in cui vivono direttamente la stessa routine degli ospiti (pranzano con loro, festeggiano compleanni, fanno le attività previste dalla struttura..) a momenti in cui organizzano laboratori e attività in gruppo o interviste singole, per affrontare determinati temi, senza mai perdere di vista il tema del futuro.
SCENA E VIDEO
In scena ci sono quattro pannelli - quattro porte - rappresentanti le quattro stagioni. Sono disposte su ruote, in modo che possano crearsi momenti in cui viene proiettato un unico video orizzontale e altri in cui, essendo le porte separate fra loro, su ognuna viene proiettato un video diverso, in formato verticale. La scelta di utilizzare il video è legata al desiderio di congelare l'azione, di rendere eterni i volti, gli sguardi, "fermando" il corpo di chi lo sta per perdere. Il video non contiene parole, quest'ultime sono inserite direttamente dagli autori/attori, che mescolano alle riflessioni degli ospiti elementi autobiografici e sensazioni emerse durante tutta la fase di ricerca. C'è una relazione costante fra immagine e parola, sempre poetica ed evocativa, mai didascalica. Il video segna il passaggio delle stagioni, e coglie i dettagli di gesti, mani e sguardi, come se la telecamera fosse sempre il punto di vista degli ospiti stessi, raccontando come percepiscono se stessi o gli altri. I ritratti di ognuno di loro, infatti, si manifestano nell'interezza solo nel finale dello spettacolo.